Nuova Riveduta:

Romani 8:24

Poiché siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di ciò che si vede non è speranza; difatti, quello che uno vede perché lo spererebbe ancora?

C.E.I.:

Romani 8:24

Poiché nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo?

Nuova Diodati:

Romani 8:24

Perché noi siamo stati salvati in speranza; or la speranza che si vede non è speranza, poiché ciò che uno vede come può sperarlo ancora?

Riveduta 2020:

Romani 8:24

Poiché siamo stati salvati in speranza. Ora la speranza di ciò che si vede non è speranza; difatti, quello che uno vede perché lo spererebbe ancora?

La Parola è Vita:

Romani 8:24

Perché è vero che siamo salvati, ma per fede. E aver fede significa aspettare con fiducia ciò che ancora non si vede. Uno che vede già una cosa non ha bisogno di sperare.

La Parola è Vita
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Riveduta:

Romani 8:24

Poiché noi siamo stati salvati in isperanza. Or la speranza di quel che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe egli ancora?

Ricciotti:

Romani 8:24

Nella speranza siamo stati salvati, ma quando quel che si spera, si vede, codesto non è più speranza; perchè chi già vede una cosa, che spera più?

Tintori:

Romani 8:24

essendo noi salvati in speranza. Ma vedere quel che si spera non è più sperare. E come sperare quel che già si vede?

Martini:

Romani 8:24

Imperocché in isperanza siamo stati salvati. Or la speranza, che si vede non è speranza: Conciossiaché come sperare quel, che uno vede?

Diodati:

Romani 8:24

Perciocchè noi siamo salvati per isperanza; or la speranza la qual si vede non è speranza; perciocchè, perchè spererebbe altri ancora ciò ch'egli vede?

Commentario abbreviato:

Romani 8:24

18 Versetti 18-25

Le sofferenze dei santi non colpiscono più in profondità delle cose del tempo, non durano più del tempo presente, sono afflizioni leggere e di breve durata. Quanto sono diverse la sentenza della Parola e il sentimento del mondo riguardo alle sofferenze di questo tempo presente! Anzi, l'intera creazione sembra attendere con ansia il momento in cui i figli di Dio si manifesteranno nella gloria preparata per loro. C'è un'impurità, una deformità e un'infermità che si è abbattuta sulla creatura a causa della caduta dell'uomo. C'è un'inimicizia di una creatura verso l'altra. E sono usate, o meglio abusate, dagli uomini come strumenti di peccato. Tuttavia, in questo stato deplorevole della creazione c'è speranza. Dio la libererà dall'essere tenuta in schiavitù dalla depravazione dell'uomo. Le miserie del genere umano, a causa della propria e reciproca malvagità, dichiarano che il mondo non continuerà sempre ad essere così. L'aver ricevuto le primizie dello Spirito accende i nostri desideri, incoraggia le nostre speranze ed eleva le nostre aspettative. Il peccato è stato ed è la causa colpevole di tutta la sofferenza che esiste nella creazione di Dio. Ha portato i dolori della terra, ha acceso le fiamme dell'inferno. Per quanto riguarda l'uomo, non una lacrima è stata versata, non un gemito è stato pronunciato, non un dolore è stato sentito, nel corpo o nella mente, che non sia derivato dal peccato. Ma non è tutto: il peccato va guardato in quanto influisce sulla gloria di Dio. Di questo la maggior parte dell'umanità non ha paura! I credenti sono stati portati in uno stato di sicurezza; ma il loro conforto consiste piuttosto nella speranza che nel godimento. Da questa speranza non possono essere distolti dalla vana aspettativa di trovare soddisfazione nelle cose del tempo e del senso. Abbiamo bisogno di pazienza, il nostro cammino è accidentato e lungo; ma Colui che verrà, verrà, anche se sembra tardare.

Riferimenti incrociati:

Romani 8:24

Rom 5:2; 12:12; 15:4,13; Sal 33:18,22; 146:5; Prov 14:32; Ger 17:7; Zac 9:12; 1Co 13:13; Ga 5:5; Col 1:5,23,27; 1Te 5:8; 2Te 2:16; Tit 2:11-13; Eb 6:18,19; 1P 1:3,21; 1G 3:3
2Co 4:18; 5:7; Eb 11:1; 1P 1:10,11

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